ARTE E DESIGN NELLA PRODUZIONE DELLA MITA 1926 – 1976

ARTE E DESIGN NELLA PRODUZIONE DELLA MITA  1926 – 1976

COMUNE DI SAMUGHEO
MUSEO MURATS
PALAZZO DUCALE Fondazione per la Cultura – Genova
WOLFSONIANA
BANCO DI SARDEGNA

presentano

ARTE E DESIGN NELLA PRODUZIONE DELLA MITA
1926 – 1976

30.04 > 26.06.2017
Vernissage 30.04 ore 19:00
Sala convegni Museo MURATS – Samugheo

“Arte e Design nella Produzione della MITA.1926-1976” è il titolo della nuova mostra che animerà le sale del MURATS – Museo Unico Regionale dell’Arte Tessile Sarda – di Samugheo, dal 30 Aprile al 26 Giugno 2017.
Il progetto si inserisce nel più ampio programma espositivo dedicato all’indagine del complesso rapporto di relazioni e contaminazioni tra arte e manifattura tessile, avviato dal MURATS nel 2013 con la mostra “InTESSERE” e proseguito tra il 2014/2015 con “TAVOLARA e DEPERO”.
La terza tappa di questo percorso, che prende forma grazie alla collaborazione ed al coinvolgimento del Comune di Samugheo, del Museo MURATS, di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura di Genova, della Wolfsoniana e del Banco di Sardegna, è dedicata alla produzione della MITA-Manifattura Italiana Tappeti Artistici (già Manifattura Italiana Tessuti Artistici), fondata a Genova Nervi da Mario Alberto Ponis nel 1926 ed attiva fino ai primi anni Settanta.

Taglio del nastro Domenica 30 Aprile alla presenza dei conservatori della Wolfsoniana e curatori della mostra, Matteo Fochessati e Gianni Franzone, del sindaco di Samugheo Antonello Demelas, del Direttore del MURATS Baingio Cuccu e del Presidente del Banco di Sardegna Antonello Arru. Ospite d’onore, il collezionista d’arte statunitense, fondatore del Wolfsonian Museum di Miami Beach (Florida), della Wolfsoniana di Genova Nervi e membro del Consiglio direttivo di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura di Genova, Mitchell Wolfson Jr.

Depero, Luzzati, Scanavino, Pomodoro, Paulucci, Gio Ponti, Sottsass, sono alcuni dei grandi nomi che hanno firmato i circa cento pezzi, tra tappeti annodati, arazzi, foulard, tessuti stampati, in mostra al MURATS. Un interessante e significativo nucleo dell’allestimento è rappresentato dai bozzetti e dai disegni preparatori realizzati dagli autori che nel corso degli anni collaborarono con la MITA, cimentandosi con ingegno nell’impresa progettuale e di sperimentazione ideata dell’imprenditore genovese. Il percorso espositivo comprende inoltre alcune lettere della corrispondenza intercorsa tra Ponis e Fortunato Depero e il celebre “Libro Imbullonato” del 1927, capolavoro della grafica del Novecento e manifesto del movimento Futurista.
Le proficue collaborazioni con gli artisti e gli architetti più influenti del Novecento, l’alta qualità della manifattura e l’ideazione di temi stilistici e iconografici originali, hanno consentito alla MITA di dar forma ad una ricca e poliedrica produzione e di affermarsi nel circuito dell’arte e del design internazionale; oggi la mostra al MURATS ne ripercorre e omaggia la storia.
Breve storia della MITA.
La MITA – Manifattura Italiana Tappeti Artistici (acronimo che si trasformerà in seguito in Manifattura Italiana Tessuti Artistici) – fu fondata nell’ottobre del 1926 da Mario Alberto Ponis. Dopo un’iniziale fase produttiva dedicata alla realizzazione di tappeti con disegni e decori non originali d’ispirazione orientale, Ponis iniziò a stringere rapporti di collaborazione con artisti e architetti, sperimentando attraverso il loro contributo innovativi temi stilistici e iconografici. Al di là dei significativi contatti intrattenuti con importanti esponenti futuristi – documentati dai bozzetti di Fortunato Depero, ma attestati anche dal suo legame d’amicizia con Fedele Azari o dalla vendita di tappeti MITA a Filippo Tommaso Marinetti e a Giacomo Balla – fondamentali risultarono, negli anni tra le due guerre, le sue collaborazioni con gli architetti milanesi: non solo Gio Ponti, che spesso frequentò la manifattura di Nervi promuovendone l’attività sulle pagine di “Domus”, ma anche Tomaso Buzzi, Paolo Buffa, Emilio Lancia e Gigiotti Zanini. Decisivo, in tale ambito, fu pure il rapporto instauratosi, a cavallo tra gli anni venti e trenta, con l’architetto genovese Mario Labò e con la DIANA (Decorazioni Industrie Artistiche Nuovi Arredamenti); ma altrettanto rilevante fu l’incontro con lo scultore Arturo Martini, di cui Mario Alberto Ponis conservava diverse opere in gesso e terracotta nella sua collezione d’arte privata.
Verso la fine degli anni cinquanta Ponis, che lungo tutto il suo intenso percorso imprenditoriale non smise mai di sperimentare nuove strade di ricerca artistica, lanciò – grazie ai contratti stipulati in quest’epoca con artisti come Enrico Paulucci, Emanuele Rambaldi, Oscar Saccorotti, Emanuele Luzzati, Leo Lionni, Eugenio Carmi, Emilio Scanavino e Arnaldo Pomodoro – diverse edizioni di pannelli a tiratura limitata che, stampati su canapa e lino, si presentavano come veri e propri multipli d’autore. Alla metà degli anni sessanta la peculiare vocazione della manifattura a diversificare continuamente la propria produzione fu infine documentata dalla realizzazione, sugli stessi motivi decorativi dei tessuti, di pannelli laminati per navi, vetture ferroviarie e arredi civili.

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