IL TEMPO DELLE MASCHERE
IL TEMPO DELLE MASCHERE
Samugheo – Museo MURATS – 3 Febbraio – 3 Marzo 2024
In occasione della manifestazione “A Maimone 2024. Su Carrasegare antigu Samughesu“, il Museo Unico Regionale dell’Arte Tessile Sarda – MURATS – e il Comune di Samugheo in collaborazione con Orientare Srl, raccontano “Il tempo delle Maschere“, attraverso una doppia esposizione temporanea.
Nella sala principale del piano terra sarà possibile ammirare le ancestrali maschere della tradizione samughese allestite dall’Associazione Culturale “I’ Mamutzones de Samugheo”, da sempre impegnata nella conoscenza e valorizzazione delle preziose espressioni culturali di cui è erede e testimone.
La sala d’ingresso ospiterà le opere dell’artista sassarese Francesca Cattari. Questo secondo percorso espositivo, curato da Anna Rita Punzo e nato dalla collaborazione con il Comune di Neoneli e con la Cooperativa sociale Onlus Saludade di Sassari (attiva nella promozione della cultura e dell’inclusione, nella lotta all’abbandono scolastico e nell’odontoiatria sociale), si articola attraverso una selezione di lavori del progetto “Addendum: beauty is diversity”, avviato da Cattari nel 2018, felice esito di un eclettismo poliedrico che coniuga sperimentazioni materiche e cromatiche del make-up, body-art e fotografia amatoriale, alla necessità di avviare e sollecitare una riflessione sulla ridefinizione delle istanze sociali e degli ideali di bellezza standardizzati.
Protagonista delle suggestioni evocate dall’autrice è suo zio Paolo Candidda, ex attore teatrale affetto dalla Sindrome di Down, raffinato interprete di una molteplicità di maschere che, parafrasando Hans Belting, attraverso l’artificio del trucco si emancipano dal corpo per diventare il ritratto della contemporanea società dell’apparenza.
Francesca Cattari e Paolo Candidda portano in scena un allegorico caleidoscopio di volti ipertrofici e grotteschi, clown melanconici vinti e prostrati, anti-eroi ironicamente ieratici, capaci di indurre nell’osservatore intimi soliloqui e sinceri confronti con le molteplici frammentazioni dell’io.
La maschera reinventa il volto, dissimula, dissacra, cela, sospende temporaneamente l’identità socio-personale, traduce la quotidianità in un gioco di apparenze e possibilità alternative, un palcoscenico di personaggi.
Nell’era degli stereotipi di genere, dei clichè e delle convenzioni che soffocano l’identità personale, indossare una maschera talvolta non è una scelta, il “prodigio meraviglioso che consente una libertà inarrivabile” (Dario Fo), ma l’unica soluzione possibile per partecipare alla pièce; il vero riscatto è abbandonare il palcoscenico, togliere il trucco, lasciar cadere la maschera.